lunedì 24 gennaio 2011

I RECS: storia e prospettive di crescita

I certificati RECS attestano l’utilizzo di fonti rinnovabili per produrre energia elettrica

di Pasquale Locoro

I RECS (Renewable Energy Certificate System) sono dei titoli, pari ciascuno a 1 MWh, che attestano l’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica. Rappresentano un beneficio per il produttore di energia da tali fonti perché possono essere scambiati, in ambito nazionale e internazionale, in modo disgiunto dall’energia che certificano.
Chi utilizza il certificato (il cosiddetto “Utente finale”) mediante il suo acquisto e successivo annullamento (ritiro del certificato dal mercato), anche separatamente dall’erogazione fisica dell’elettricità, testimonia il suo impegno a favore dell’ambiente rendendosi disponibile a pagare un piccolo extra rispetto al prezzo dell’elettricità prodotta dalle fonti convenzionali.
L’idea dei RECS nasce nel 2000 da un progetto volontario e sotto il finanziamento dell’Unione Europea.
Questo progetto aveva lo scopo di favorire lo sviluppo di un protocollo di certificazione comune per poter attuare, a livello internazionale, lo scambio di “Green Certificates” alimentato da una domanda di maggiore sostenibilità ambientale da parte dei consumatori di energia elettrica.
Ad oggi questo sistema coinvolge circa 200 membri tra produttori, traders e società di certificazione del settore elettrico ed è presente in 18 paesi europei.
Il nostro Paese è tra i fondatori di questa certificazione e dal 2000 ad oggi si è registrato un coinvolgimento sempre maggiore degli operatori di mercato. Nell’anno appena trascorso hanno partecipato al sistema dei RECS ben 46 società, tra le quali A2A, AB ENERGIE, AGSM ENERGIA e altre ancora. Tutte queste società hanno sottoscritto con il GSE un accordo per andare a disciplinare le attività di verifica degli impianti di produzione da fonti rinnovabili e di emissione, trasferimento ed annullamento dei certificati RECS rispettando la regolamentazione internazionale.
In Italia è infatti il GSE l’organismo preposto al rilascio di questa certificazione (viene detto che opera in qualità di Issuing Body) e partecipa all’associazione internazionale AIB (Association of Issuing Bodies) insieme agli operatori del servizio di trasmissione, all’Autorità di regolazione e a società specializzate in campo ambientale.
Questi certificati potrebbero essere confusi con i Certificati Verdi italiani, ma esistono alcune differenze:
  • la partecipazione alla certificazione RECS è volontaria e la possibile remunerazione della vendita del certificato è solamente collegata a principi di Green pricing e di sensibilità ambientale delle aziende (un esempio di azienda con il “cuore verde” è Artenergy Publishing);
  • ogni certificato fa riferimento alla produzione annua di 1MWh e vengono così considerate anche le applicazioni di piccola taglia (che non rientrano solitamente nel meccanismo dei Certificati Verdi);
  • si prevede nel prossimo futuro di allargare ulteriormente la rosa dei Paesi coinvolti in questa iniziativa.
Così come il mercato dei prodotti provenienti da agricoltura biologica cresce e si rafforza sempre di più, anche le aziende che dimostrano di avere una "coscienza verde" (ossia società impegnate in iniziative ambientali, produttrici di energia verde o che acquistano certificati RECS) dovrebbero essere privilegiate dai consumatori rispetto a tutte le altre che invece perseguono politiche ambientali differenti.

mercoledì 12 gennaio 2011

Le rinnovabili e l’Obiettivo Convergenza

di Pasquale Locoro

Il “Programma Operativo Interregionale” e i “Progetti Esemplari”


Con l’avviso pubblico per il finanziamento di “Progetti esemplari di produzione di energia da fonti rinnovabili su edifici pubblici” si vogliono promuovere e sperimentare delle forme avanzate di interventi aventi come scopo l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili finanziandole attraverso le risorse del Programma Operativo Interregionale.
Questo programma rientra nel più ampio “Obiettivo convergenza” (che è un obiettivo di programmazione comunitaria per il 2007-2013) che va a sostituire l’Obiettivo 1.

In particolare, l'obiettivo convergenza si pone le seguenti priorità:

  • condizioni più propizie alla crescita e all’occupazione, favorendo investimenti nelle persone e nelle risorse fisiche;
  • innovazione e sviluppo della società della conoscenza;
  • adattabilità ai cambiamenti economici e sociali;
  • tutela dell’ambiente;
  • efficienza amministrativa.
L’obiettivo convergenza riguarda:
  • le regioni con un prodotto interno lordo pro-capite calcolato in base ai dati relativi all’ultimo triennio precedente all’adozione del regolamento sui Fondi Strutturati, inferiore al 75% della media dell’Unione Europea a 25 Stati e per queste regioni è previsto un sostegno economico transitorio (il phasing out);
  • gli stati con un reddito nazionale lordo per abitante inferiore al 90% della media comunitaria;
  • le regioni ultra periferiche, con un programma specifico.
In Italia le regioni coinvolte sono la Campania, la Calabria, la Puglia e la Sicilia e le risorse finanziarie disponibili ammontano a 20.000.000 €.
Entrando nel dettaglio dei “Progetti Esemplari” i soggetti beneficiari di questi fondi sono i Ministeri, le Università, le Regioni, le Province, i Comuni e le Comunità montane.
Non rientrano tra i beneficiari i Consorzi, le unioni e le associazioni tra gli enti/soggetti giuridici, le aziende sanitarie locali, le società costituite in tutto o in parte dagli enti/soggetti giuridici o il cui capitale sia sottoscritto in tutto o in parte dagli stessi enti/soggetti giuridici e tutti gli altri entri pubblici non espressamente indicati.

Le tipologie di impianti finanziabili comprendono:
  • gli impianti di cogenerazione e di trigenerazione ad alto rendimento alimentati da fonti rinnovabili;
  • gli impianti solari termici (anche con sistema “solar cooling”);
  • le pompe di calore geotermiche a bassa entalpia;
  • gli impianti eolici operanti in regime di scambio sul posto.
Le spese considerate ammissibili riguardano le spese tecniche, la fornitura dei beni, dei materiali e dei componenti necessari, l’installazione e la posa in opera degli impianti, le eventuali opere edili strettamente necessarie alla realizzazione dell’intervento, i sistemi di acquisizione dati e di analisi delle prestazioni per il monitoraggio, le spese relative alla pubblicità dei bandi e degli avvisi, quali somme a disposizione della stazione appaltante, nel limite massimo del 2% dell’importo complessivo dei lavori.
Le spese escluse sono quelle relative al servizio di sorveglianza dell’impianto.
In base alle spese ammissibili precedentemente elencate vengono concessi contributi pari al 100% dell’intera spesa ammissibile considerando come costo complessivo ammesso per singola iniziativa il range 300.000 – 1.000.000 €.

Inoltre è bene sapere che i contributi previsti non sono cumulabili con nessuna altra forma di contributo o di incentivo in conto esercizio, né con alcuna forma di agevolazione fiscale.

Le richieste di concessione dei contributi dovranno essere fatte pervenire a partire dal primo aprile 2011 e fino al 20 aprile 2011 al Ministero dello Sviluppo Economico seguendo le indicazioni presenti nel Bando. Successivamente le varie richieste verranno analizzate da un’apposita commissione e verrà redatta una graduatoria che sarà pubblicata successivamente sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
Le premesse ci sono dunque per poter trasformare la sfida delle rinnovabili in una occasione di sviluppo socio-economico. Si spera che non resti tutto solo un sogno o qualcosa solamente scritto, anche perché in questo tipo di iniziative è presente l’attenta vigilanza dell’Unione europea, oltre alla Nostra reputazione in ambito comunitario.
Resta da sottolineare infine che oltre a queste buone iniziative resta ancora molto lavoro da fare sul fronte della comunicazione e dell’informazione, al fine di poter riuscire finalmente a sviluppare un circolo virtuoso, con tutte le comunità locali a partecipare in maniera attiva e coesa.



L'Obiettivo 1
L’obiettivo 1 era un obiettivo della programmazione 2000-2006 riguardante la politica regionale europea in favore delle regioni in ritardo di sviluppo ed era finanziato dai quattro Fondi Strutturati (Fse, Fesr, Feaog, Sfop).
L’obiettivo 1 interveniva:
  • nelle regioni il cui Pil pro capite è inferiore al 75% della media comunitaria;
  • nelle regioni ultraperiferiche (dipartimenti francesi d’oltremare, Azzorre, Madeira e Canarie);
  • nelle regioni poco popolate della Finlandia e della Svezia.
In Italia l’obiettivo 1 agiva sotto il controllo del Ministero dell’Economia e interessava le regioni del Sud: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia e il Molise in regime di sostegno transitorio (phasing out).
Il documento di programmazione generale dell’obiettivo 1 era il Quadro comunitario di sostegno (Qcs), attuato tramite Programmi operativi a titolarità regionale e di alcune amministrazioni centrali.
Per quel che riguarda la programmazione Fse nell’obiettivo 1, i relativi interventi si sono concentrati prevalentemente sull’Asse III – Risorse umane. Nell’ambito dell’assistenza tecnica rientra una rilevante azione del Ministero del Lavoro tesa a promuovere lo sviluppo omogeneo su tutto il territorio nazionale degli interventi finanziati dal FSE.
Nella programmazione 2007-2013 quanto previsto dall’obiettivo 1 è stato inserito nell’Obiettivo Convergenza, finanziato da Fesr, Fse e Fondo di coesione.