lunedì 7 febbraio 2011

Le rinnovabili: tra dubbi e concetti da chiarire

La cattiva informazione può provocare molti danni ad un settore in crescita

di Pasquale Locoro

Quotidianamente capita di leggere o sentire veramente di tutto sui mezzi di comunicazione. Tristi esempi possono essere quelli di chi scrive confondendo il concetto di potenza di un impianto (definita come il lavoro compiuto nell’unità di tempo) con quello di energia (definita invece come la capacità di un corpo o di un sistema di compiere lavoro).
Se la stampa e i media sono il principale mezzo di conoscenza dell’uomo di oggi, il più delle volte quello che viene riportato è frutto di una cattiva informazione e causa sterili polemiche e pregiudizi in chi legge.
Mi sembra opportuno chiarire alcuni punti riguardanti l’energia eolica e il fotovoltaico, cioè argomenti quali gli incentivi all’eolico, la ventosità in Italia, le quote di produzione, ecc.

Incentivi all’eolico
Gli incentivi riconosciuti all’eolico negli ultimi tre anni sono scesi di oltre il 40% e questo decremento ha provocato alcuni problemi (contrariamente a chi sostiene che gli incentivi sono aumentati).
Il meccanismo dei Certificati Verdi in Italia ha una durata di 15 anni, durata che è inferiore all’analogo meccanismo presente in altri stati europei (che prevede un periodo di 20 anni).
I costi legati al sistema dei Certificati Verdi non ricadono direttamente sulle bollette elettriche (cosa che invece avviene per il Conto Energia del fotovoltaico), ma ricadono sui produttori soggetti all’obbligo di acquisto di detti certificati.

Ventosità in Italia
La ventosità media nel nostro Paese è ben superiore alle 1.466 ore equivalenti l'anno.
È da chiarire che il valore di questo parametro (il Capacity Factor) può indurre a grossi errori: innanzitutto dipende da molti fattori quali ad esempio l'installazione di nuovi impianti nel corso dell'anno, le condizioni anemometriche, i problemi tecnici come le manutenzioni e le fermate dell'impianto e la mancata produzione per problemi di rete.

Come si può vedere dall’immagine sotto (estratta dall’Atlante Eolico Interattivo) in Italia le zone favorevoli sono situate al Centro-Sud e sulle Isole, quindi queste zone non vengono scelte solo per motivi politici (giunte comunali o province più favorevoli di altre).


Produzione
La produzione elettrica che deriva dall’energia eolica ha raggiunto nel 2009 la quota di 6,5 miliardi di kWh. Tra il 2004 e il 2009 l’apporto della fonte eolica alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è cresciuto secondo un tasso annuo pari al 29% (Eolico:rapporto statistico 2009).

Obblighi comunitari e tariffe
L'Italia ha l'obbligo entro il 2020 di produrre il 17% di energia elettrica da fonti rinnovabili e la fonte eolica può contribuire con una percentuale molto alta.

Cosa succederà se l’impegno non verrà raggiunto?
Se l'impegno assunto non verrà raggiunto noi cittadini ci troveremo a pagare, secondo una prima stima (basata sui futuri valori di mercato della CO2), circa 4,8 miliardi di euro (dei quali rispettivamente 3,1 mld€ per la mancata riduzione delle emissioni e 1,7mld€ per il mancato raggiungimento degli obiettivi sulle rinnovabili). In aggiunta a questo il Governo dovrà comunque provvedere a coprire la quota del 17% di energia da fonti rinnovabili, oltre rimetterci la reputazione.

Il costo al kWh nel nostro bel Paese è ancora molto alto, se raffrontato con quello degli altri paesi europei ed è attorno ai 15c€ (sempre molto superiore al prezzo che viene riconosciuto oggi per i primi 15 anni agli impianti di produzione da fonte eolica).

Impatto locale
Le royalties riconosciute ai comuni nelle Linee Guida Nazionali sono state rese uniformi su tutto il territorio nazionale e non c’è nessun meccanismo nascosto.
Nessuna attività relativa all’installazione di impianti eolici (o da energie rinnovabili in genere) risulta definitiva e vige dal 2003 l’obbligo di ripristino totale dello stato dei luoghi come condizione preliminare per il rilascio dell’autorizzazione all’installazione degli impianti.
I comitati locali per impedire la realizzazione di nuove “wind farm” esistono, alcuni capaci di argomentare in modo reale le proprie ragioni, altri invece sorti solo perché manovrati da chi in quelle zone ha altri interessi. Tutto questo perché è molto più facile “spaventare” (piuttosto che argomentare e istruire), in modo da mantenere il controllo su tutto quello che avviene sul territorio.
Il concetto di edilizia selvaggia non deve penalizzare questo settore, quello che deve essere fatto è evitare scappatoie burocratiche e sorvegliare il territorio.

Fotovoltaico e incentivi
Il meccanismo degli incentivi legati al Conto Energia ha intrinsecamente un baco e questo ha comportato, quando non erano presenti regolamentazioni regionali precise, la realizzazione di enormi distese di pannelli “selvaggi” a deturpamento del territorio e dell’economia nazionale.
Questo sarebbe da contestare, non il concetto di impianto fotovoltaico.
Nel nostro bel Paese si sa che “fatta la legge, trovata la scappatoia”, ma anche per questa tecnologia non bisogna demonizzare l’intero settore, ma prendersela con chi ne abusa.


In ultima analisi bisogna considerare che alla luce dei problemi legati ai cambiamenti climatici, degli impegni presi con la Comunità europea, per quanto riguarda la diversificazione delle fonti energetiche, le fonti rinnovabili e la cosiddetta “green economy” comportano un costo maggiore rispetto alle fonti convenzionali.
Questo extra costo iniziale non deve essere usato per bocciare tutto quello di buono che può essere fatto, ma sarà la chiave che ci permetterà di entrare in un “mondo nuovo” .
Così potranno svilupparsi nuove aziende e si creerà anche nuova occupazione (in parte questo sta già avvenendo).
Grazie al meccanismo delle economie di scala il costo di queste tecnologie è comunque destinato a calare ulteriormente (è questo il vero fine delle misure di incentivazione).
La sfida delle rinnovabili è una sfida a 360° e purtroppo ad oggi non esiste ancora una coscienza autonoma (a livello personale) su tali fonti di energia e ancora molto spesso quella che sembra paura si rivela essere soltanto “ignoranza”. È così che finiamo per prendere per buono tutto quello che ci viene presentato dai media.
Per una visione d'insieme sulla "polemica del momento" si rimanda al seguente articolo.

Vi invito anche a leggere l'appello rivolto a ZeroEmission alle alle imprese e alle associazioni delle rinnovabili dall’ex ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, oggi presidente della Fondazione UniVerde.


Capacity factor
Il Capacity factor (detto anche "Fattore di utilizzo") è un indicatore che individua il rapporto tra l'energia prodotta in un intervallo di tempo e quella che si sarebbe potuta produrre se l'impianto avesse funzionato, nello stesso intervallo di tempo, alla potenza nominale. In parole semplici il fattore di utilizzo ci indica l'efficienza reale di un impianto andando ad inviduare (su base annuale) le ore equivalenti di funzionamento alla potenza nominale.

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