lunedì 13 dicembre 2010

Promuovere l’efficienza energetica attraverso i “Certificati Bianchi”

di Pasquale Locoro

Questo potente strumento potrebbe consentire di raggiungere elevati livelli di efficienza energetica, ma non è ancora ben compreso dai “grandi utilizzatori”


Che cosa sono e a cosa servono
Riflessioni


Che cosa sono e a cosa servono:
I “Certificati Bianchi” (detti anche “Titoli di Efficienza Energetica” o TEE) attestano il conseguimento del risparmio di energia attraverso l’utilizzo di tecnologie e di sistemi efficienti. Questi titoli vengono emessi dal Gestore dei Mercati Energetici (GME) in base alla certificazione dei risparmi che si conseguono e in base alla loro stima effettuata dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG). Un singolo certificato rappresenta il risparmio di una tonnellata equivalente di petrolio (tep), assunta come unità di misura per esprimere i bilanci energetici.
I certificati bianchi nascono con i decreti ministeriali del 20 luglio 2004 e spetta all’AEEG definire le regole tecniche ed economiche per poterli utilizzare, ripartendo annualmente gli obiettivi nazionali ai distributori di energia elettrica e gas.
Gli obiettivi che vengono fissati hanno un valore crescente nel tempo e possono essere raggiunti mediante la realizzazione di interventi presso i consumatori finali (ad esempio attraverso l’installazione di elettrodomestici o caldaie ad alta efficienza, interventi di isolamento termico degli edifici, interventi per aumentare l’efficienza energetica di processi industriali, utilizzo di lampadine ad alta efficienza, ecc) in modo anche da trarre un beneficio diretto riducendo la propria spesa energetica.
I distributori devono poi dimostrare all’Autorità di aver conseguito gli obblighi imposti consegnando un numero di titoli di efficienza energetica pari alla propria quota, in modo da non incorrere in sanzioni. L’AEEG dopo aver valutato le singole certificazioni autorizza il GME all’emissione dei certificati bianchi.
In questo campo l’Italia è la prima al mondo per l’applicazione di questo tipo di strumento per la promozione dell’efficienza energetica negli usi finali. L’esempio italiano è stato studiato e analizzato dalla Commissione Europea, dall’Agenzia Internazionale per l’Energia e da tanti altri Paesi.
Con la Direttiva 32 del 2006 la Commissione europea ha indicato i certificati bianchi come uno degli strumenti da utilizzate per conseguire l’obiettivo di contenere i consumi energetici. A partire dal prossimo anno la Commissione valuterà l’opportunità di poter introdurre un mercato a livello europeo dei certificati bianchi sulla base dell’analisi delle esperienze delle varie nazioni.
Ad oggi anche altri stati hanno adottato dei meccanismi simili a quello italiano (ad esempio la Francia e la Polonia).
Oltre agli interventi di risparmio energetico da realizzare per proprio conto presso i consumatori finali, si può fare riferimento anche a società terze, le cosiddette “ESCo” (Energy Services Companies) o si può acquistare, tutta o in parte, la quota spettante ai propri obblighi da terzi attraverso la compravendita dei certificati bianchi. Questi scambi avvengono attraverso contratti bilaterali o attraverso un apposito mercato che viene organizzato e gestito dal GME sulla base di regole stabilite dall’AEEG.
Il valore del contributo da erogare ai distributori attualmente è pari a 100 € per ogni tonnellata di petrolio risparmiata. Questi contributi vengono finanziati andando a prelevare una piccola quota dalle tariffe di distribuzione dell’energia elettrica e del gas (questa quota è calcolata dall’AEEG in modo da garantire che l’aggravio complessivo sulla bolletta energetica dei consumatori risulti sempre molto inferiore al beneficio economico complessivo derivante dal risparmio di energia).


Riflessioni:
Questo meccanismo ha dato risultati positivi, ma ha bisogno ancora di interventi correttivi, in quanto gli obiettivi previsti per il 2010 dal Paee (Piano di azione nazionale per l’efficienza energetica) in materia di efficienza energetica risultano raggiunti solo nel settore residenziale e solamente attraverso la sostituzione di lampade ad incandescenza con dispositivi a risparmio energetico. La situazione peggiore riguarda il settore terziario e industriale e in particolare a dare i risultati non sperati sono stati gli interventi di isolamento delle pareti degli edifici e il miglioramento dell’efficienza dei sistemi di illuminazione industriale. Per questi tipi di interventi si continua a preferire il meccanismo dello sgravio fiscale del 55%.
Ad oggi quindi il meccanismo dei TEE non viene ancora sfruttato in modo adeguato, anzi le aziende che hanno ottenuto questi titoli non hanno realizzato interventi sul medio e lungo periodo.
Questo strumento potrebbe essere potenziato andando ad aumentare l’elenco degli interventi incentivati e uno snellimento delle pratiche burocratiche necessarie. In parte se ne sta occupando l’AEEG attraverso delle “Proposte di nuove schede tecniche per la quantificazione dei risparmi di energia”.

Speriamo bene



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