La breve vita del Terzo Conto Energia e l’incertezza sul futuro delle rinnovabili sono un esempio di quello che non funziona nel nostro “Paese del sole”.
di Pasquale Locoro
lI 3 marzo scorso (circa tre mesi dopo il termine fissato per il recepimento) il Governo ha approvato in via definitiva il decreto legislativo in attuazione della direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio europeo sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.
Questo decreto definitivo da molti come “ammazza rinnovabili” ha gettato nello sconforto moltissime famiglie italiane, banche finanziatrici e investitori.
Da parte del Governo c’era stata la promessa di convocare al più presto un tavolo tecnico per la definizione, da subito, di tutta una serie di provvedimenti attuativi capaci di dare “sicurezza” e “coraggio” a proseguire e permettere così di continuare ad investire in questo settore e nel “futuro green italiano”.
Di reale e certo però, oggi 21 marzo, non c’è ancora niente, soprattutto per quanto riguarda quello che succederà allo scadere anticipato del Terzo Conto Energia (infatti il nuovo conto energia avrà vita breve e cesserà di vivere il prossimo 31 maggio).
Il risultato di questa riunione è stata la dimostrazione di una maggiore sensibilità nei confronti della tutela degli investimenti in corso per il fotovoltaico e una visione di medio e lungo termine per le rinnovabili.
E’ demandato ad un prossimo tavolo tecnico la definizione di un apposito meccanismo che, basandosi sul modello tedesco, vada a scongiurare arresti improvvisi del mercato e serva da stabilizzatore per l’equilibrio tra piccoli, medi e grandi impianti. Importante dovrà essere la creazione di una sinergia con il mondo agricolo e far sì che il fotovoltaico sia una opportunità per le imprese agricole, non un mezzo di speculazione.
La vera questione è che ciò che dovrebbe essere definito con questi incontri continua ad essere demandato a future riunioni e a futuri incontri. L’opinione di chi scrive è che da parte di chi prende le decisioni ci sia un’assoluta inconsapevolezza e “ignoranza” di come vive e può svilupparsi questo settore delle energie rinnovabili.
Servono certezze, non chiacchiere e promesse!
Non possiamo continuare nemmeno a “ispirarci” a quello che decidono e pianificano altri Paesi in base al loro fabbisogno e alla loro economia!
Ma dove è finita la voglia e l’orgoglio di essere ideatori di idee straordinarie e innovatrici?
Concordo con la questione che “debba esserci una progressiva riduzione degli incentivi fino al raggiungimento della grid parity e in linea con la riduzione dei costi di produzione del kWh da fonti rinnovabili”, ma occorre procedere in maniera precisa, puntuale e nei tempi giusti, non lasciare nel dubbio e nell’incertezza tutte quelle persone che vivono grazie a questo settore.
“Entro 10 giorni c’è l’impegno di arrivare ad una conclusione e a dare certezze al settore”. Speriamo solo che questa non sia una delle solite promesse false di questo Governo.
Vedremo se ci sarà finalmente un po’ di luce, per ora continua ad esserci solo buio e caos.
Da far notare che tale direttiva è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il 23 aprile del 2009 (entrando in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione) e come presente nell’articolo 27, della suddetta direttiva, “gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 5 dicembre 2010”.
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