lunedì 21 marzo 2011

Futuro incerto

La breve vita del Terzo Conto Energia e l’incertezza sul futuro delle rinnovabili sono un esempio di quello che non funziona nel nostro “Paese del sole”.

di Pasquale Locoro


lI 3 marzo scorso (circa tre mesi dopo il termine fissato per il recepimento) il Governo ha approvato in via definitiva il decreto legislativo in attuazione della direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio europeo sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.
Questo decreto definitivo da molti come “ammazza rinnovabili” ha gettato nello sconforto moltissime famiglie italiane, banche finanziatrici e investitori.

Da parte del Governo c’era stata la promessa di convocare al più presto un tavolo tecnico per la definizione, da subito, di tutta una serie di provvedimenti attuativi capaci di dare “sicurezza” e “coraggio” a proseguire e permettere così di continuare ad investire in questo settore e nel “futuro green italiano”.

Di reale e certo però, oggi 21 marzo, non c’è ancora niente, soprattutto per quanto riguarda quello che succederà allo scadere anticipato del Terzo Conto Energia (infatti il nuovo conto energia avrà vita breve e cesserà di vivere il prossimo 31 maggio).

Il risultato di questa riunione è stata la dimostrazione di una maggiore sensibilità nei confronti della tutela degli investimenti in corso per il fotovoltaico e una visione di medio e lungo termine per le rinnovabili.
E’ demandato ad un prossimo tavolo tecnico la definizione di un apposito meccanismo che, basandosi sul modello tedesco, vada a scongiurare arresti improvvisi del mercato e serva da stabilizzatore per l’equilibrio tra piccoli, medi e grandi impianti. Importante dovrà essere la creazione di una sinergia con il mondo agricolo e far sì che il fotovoltaico sia una opportunità per le imprese agricole, non un mezzo di speculazione.

La vera questione è che ciò che dovrebbe essere definito con questi incontri continua ad essere demandato a future riunioni e a futuri incontri. L’opinione di chi scrive è che da parte di chi prende le decisioni ci sia un’assoluta inconsapevolezza e “ignoranza” di come vive e può svilupparsi questo settore delle energie rinnovabili.

Servono certezze, non chiacchiere e promesse!
Non possiamo continuare nemmeno a “ispirarci” a quello che decidono e pianificano altri Paesi in base al loro fabbisogno e alla loro economia!

Ma dove è finita la voglia e l’orgoglio di essere ideatori di idee straordinarie e innovatrici?

Concordo con la questione che debba esserci una progressiva riduzione degli incentivi fino al raggiungimento della grid parity e in linea con la riduzione dei costi di produzione del kWh da fonti rinnovabili, ma occorre procedere in maniera precisa, puntuale e nei tempi giusti, non lasciare nel dubbio e nell’incertezza tutte quelle persone che vivono grazie a questo settore.

“Entro 10 giorni c’è l’impegno di arrivare ad una conclusione e a dare certezze al settore”. Speriamo solo che questa non sia una delle solite promesse false di questo Governo.

lunedì 7 marzo 2011

Come Don Chisciotte

La politica dei tagli alla spesa pubblica sta per produrre i suoi effetti sul Gruppo di Lavoro Efficienza Energetica

di Pasquale Locoro

E’ da qualche giorno che il sito dell’ENEA dedicato al risparmio energetico e alle detrazioni fiscali riporta il seguente messaggio:
A breve le risorse finanziarie necessarie ad assicurare e implementare il servizio di consulenza tecnica e procedurale agli utenti non saranno più disponibili; per tale ragione l’ENEA potrebbe trovarsi nella condizione di procedere ad una rimodulazione di questa attività. Si invitano, quindi, gli utenti e le aziende -e, in particolare le associazioni di categoria, imprenditoriali e professionali -a contribuire a ripristinare la piena funzionalità del servizio aderendo alla campagna "il nostro lavoro per il tuo lavoro!", fornendo il proprio sostegno all'iniziativa.

L’utilizzo del termine “rimodulazione” rappresenta un modo elegante per dire riduzione dei livelli di servizio e appare estremamente grave se un ente pubblico si trova costretto a pubblicare sul suo sito ufficiale questo messaggio.
Vorrei ricordare come il Ministro Tremonti sia stato sempre contrario al meccanismo delle detrazioni fiscali del 55% arrivando a dire svariate volte “lo Stato non è un bancomat" e come sia stato smentito più e più volte dai numeri del ritorno come fatturato e gettito fiscale dagli interventi.

Questo perché il suddetto meccanismo ha messo in moto, dai quattro anni in cui è presente, nuove opportunità di investimento per piccole e medie aziende (e di creazione di nuovi posti di lavoro stimata attorno a 50.000 nuove occupazioni), oltre ai benefici economici per le famiglie e per l’ambiente e a dicembre 2010 ha potuto contare su un volume di 11,1 miliardi di euro, per un totale di 843.000 interventi.
In questo contesto è molto rappresentativo l’intervento dell’Ing Valeria Erba, presidente dell’ANIT, che vi riporto:

MA SIAMO TUTTI COME DON CHISCIOTTE?
Che senso ha lottare contro i mulini a vento?
Cervantes presenta un personaggio eroico nella sua follia e una dimensione tragica che dipende dall'inesistente corrispondenza fra cose e parole.
Il protagonista porta avanti una battaglia inutile, persa in partenza contro obiettivi più grandi di lui, con un idealismo incompreso dai ricchi e potenti dell'epoca. Chissà perchè tutto ciò mi risulta familiare: indignazione, sdegno, delusione e malcontento erano le parole utilizzate da noi e molti altri alla possibile mancata proroga delle detrazioni del 55%.
Parole che sembrava avessero raggiunto uno scopo, anche se parziale e poco incisivo, in realtà sono rimaste nell'aria per essere ripetute anno dopo anno. Ma questo volta non abbiamo dovuto attendere la fine del 2011 perchè le mosse dei "giganti" sono state molto più "subdole".
E' di pochi giorni la notizia riportata sul sito http://efficienzaenergetica.acs.enea.it/:
"A breve le risorse finanziarie necessarie ad assicurare e implementare il servizio di consulenza tecnica e procedurale agli utenti non saranno più disponibili; per tale ragione l'ENEA potrebbe trovarsi nella condizione di procedere ad una rimodulazione di questa attività. Si invitano, quindi, gli utenti e le aziende -e, in particolare, le associazioni di categoria, imprenditoriali e professionali -a contribuire a ripristinare la piena funzionalità del servizio aderendo alla campagna "Il nostro lavoro per il tuo lavoro!", fornendo il proprio sostegno all'iniziativa."
Ci sembra quanto mai inopportuno che un ente pubblico come l'ENEA possa richiedere sponsorizzazioni e finanziamenti privati, ma ci siamo resi conto che, persa la battaglia con i mulini a vento, l'ufficio del Gruppo di Lavoro Efficienza Energetica ha dovuto correre ai ripari, per tutelare il proprio lavoro (ossia sopravvivere) e per mantenere attiva l'opportunità degli incentivi per i cittadini.
Se il Ministero dello Sviluppo Economico decide di abbandonare chi si occupa di tale servizio, togliendo i fondi, forse è perchè il Governo aveva già deciso di abolire tale attività ma non essendoci riuscito con una manovra alla luce del sole sta cercando di farlo nell'ombra.
Noi non ci stiamo!
Ribadiamo la necessità che il governo prenda coscienza del lavoro svolto e delle analisi effettuate dal Gruppo di Lavoro dell'ENEA che più volte ha dato la propria disponibilità a discutere di eventuali cambiamenti in funzione dei risultati raggiunti. Si ricorda che nei quattro anni di attività questo piccolo gruppo di persone ha seguito tutte le pratiche pervenute, ha dato risposta a circa 80.000 quesiti ed ha fatto formazione con centinaia di convegni e seminari in tutta Italia.
Chiediamo quindi nuovamente ad associazioni, professionisti, cittadini, media e politici un po’ folli come Don Chisciotte di far sentire la propria voce, se non per un ideale di correttezza almeno per una prospettiva di ambiente più sano e vivibile per i nostri figli!”.

Non si può non essere amareggiati di fronte a quanto sta accadendo, si parla tanto di “obiettivi al 2020” e di nuova coscienza energetica e poi si stronca tutto quanto di buono si era cominciato a fare. Avrei avuto una diversa opinione se si fosse deciso di tagliare delle spese per qualcosa che non funziona o inutile.
Evidentemente hanno altri interessi da tutelare (non quelli dei cittadini) e bisogna trovare dei fondi, togliendoli ad altri settori e iniziative, per poter andare avanti con le loro “assurde manovre economiche!.

mercoledì 2 marzo 2011

Tempesta sugli incentivi

Giovedì 3 marzo si terrà la discussione in Consiglio dei Ministri sul D.Lgs riguardante l'attuazione della Direttiva 2009/28/CE

di Pasquale Locoro

Si prevedono tempi difficili per il settore delle energie rinnovabili se dovesse essere confermato lo schema di Decreto legislativo sulle fonti rinnovabili.
Questo schema di Decreto è stato già approvato in via preliminare, dal Consiglio dei Ministri, il 30 novembre scorso.

All'articolo 3 di tale provvedimento vengono recepiti gli obiettivi imposti a livello europeo al nostro Paese e consistenti nel:

- raggiungimento, al 2020, di una quota del 17% di energia da fonti rinnovabili rispetto al consumo finale lordo di energia in quell'anno;

- una quota del 10% di energia da fonti rinnovabili impiegate nel settore dei trasporti rispetto al consumo totale del settore al 2020.

Quello che provoca lo sdegno di molte associazioni, e di molti operatori coinvolti nel settore, riguarda i "Regimi di sostegno per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili" presenti nell'articolo 22 del suddetto D.Lgs.

Il provvedimento prevede l'entrata in vigore, dal 1° gennaio 2013, di nuovi sistemi incentivanti per sostenere la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile e differenziati a seconda delle dimensioni e della tipologia di impianto.
In particolare il sistema della tariffa incentivante, detto anche feed-in premium, per gli impianti di potenza inferiore a 5MW elettrici compresi quelli alimentati da biogas, biomasse, bioliquidi sostenibili e centrali ibride di qualsiasi potenza.
La presenza di un incentivo su base d'asta al ribasso per gli impianti aventi potenza superiore ai 5MW elettrici.
Vengono riportati i criteri applicativi generali rimandando però alla stesura successiva di un apposito decreto ministeriale, al fine di poter definire i valori degli incentivi, dei successivi aggiornamenti, delle procedure e delle modalità di transizione dal vecchio a nuovo meccanismo incentivante.
Questi nuovi criteri saranno validi per gli impianti che entreranno in esercizio in data successiva al 31 dicembre 2012.

Questa interruzione provocherebbe il blocco immediato degli investimenti in corso nell’intera filiera nazionale del fotovoltaico, andando a pregiudicare l’esistenza e lo sviluppo e avrebbe gravissime ricadute occupazionali ipotizzabili come la chiusura di "5 stabilimenti Fiat".
Dalle associazioni del settore fotovoltaico arrivala proposta di procedere ad una rimodulazione del sistema incentivante, considerando l’accresciuta competitività raggiunta da questo comparto tecnologico.
Lo sviluppo di questo settore però non è ancora tale da permettere al fotovoltaico di "camminare con le proprie gambe", almeno per qualche tempo ancora.
A questo riguardo era stata ipotizzata la presenza di un tetto massimo incentivabile di 8.000 MW, ma secondo alcune indiscrezioni, il ministro Stefania Prestigiacomo avrebbe attaccato duramente la bozza di decreto spiegando che la quota su indicata non si tratterebbe di “un obbligo di legge” e che nel provvedimento che sarà portato in Consiglio dei Ministri tale limite “non è presente”.

Per quanto riguarda il meccanismo dei Certificati verdi, l'obbligo viene ridotto gradualmente per il periodo 2013-2014 per poi annullarsi nel 2015.
Lo schema di D.Lgs prevede comunque che ci sia il ritiro da parte del GSE di tutti i certificati emessi nel periodo 2011-2015 che risulteranno in eccesso sul mercato. Il prezzo di ritiro dei predetti certificati sarà però ridotto del 30% rispetto al valore previsto attualmente.
A questo proposito, alcune fonti riportano stamani la notizia secondo la quale l'Antitrust chiederebbe l'azzeramento immediato dei Certificati Verdi, in quanto rileva che il regime transitorio previsto fino al 2015 (azzerandolo a partire dal 2013) potrebbe causare una situazione "agevolata" per alcuni produttori e limitare la concorrenza.

Il sistema incentivante della tariffa fissa omnicomprensiva resta in vigore per tutti gli impianti che entreranno in esercizio entro il 31 dicembre 2012 e le tariffe saranno riconosciute per un periodo di 15 anni.

Anche su questo fronte sarebbe un disastro totale e così facendo verrà bloccata la crescita e lo sviluppo delle fonti rinnovabili.

Se il Decreto dovesse essere confermato così come è, diventeremo il Paese da additare come "l'esempio da non seguire" e da deridere, perchè come si potrebbe continuare a parlare di sviluppo di energie rinnovabili quando il Governo continua a impedirne la crescita.

Come potremmo pretendere di raggiungere e mantenere gli impegni prefissati per il 2020? Con il nucleare forse?

(Quanti interessi economici, di pochi Grandi, si nascondono dietro questa Tempesta sugli incentivi?)

mercoledì 9 febbraio 2011

La detrazione del 55% e i sistemi termodinamici a concentrazione solare


di Pasquale Locoro


Il 7 febbraio scorso l’Agenzia delle Entrate si è pronunciata, attraverso la Risoluzione n.12/E a proposito di una richiesta di consulenza giuridica riguardante la possibilità di beneficiare della detrazione di imposta del 55% per l’installazione di sistemi solari termodinamici a concentrazione per la produzione di energia termica e di energia elettrica.
Per giungere a questa decisione l’Agenzia delle Entrate ha utilizzato la collaborazione dell’ENEA , in quanto quest’ultima è l’ente preposto alla verifica e al controllo dei presupposti richiesti dalla normativa in ordine al conseguimento del risparmio energetico.
Dopo aver analizzato la proposta l’ENEA ha affermato che:
  • i sistemi solari termodinamici a concentrazione utilizzati per la sola produzione di acqua calda possono essere assimilati ai pannelli solari e possono essere inquadrati secondo l’articolo 1, comma 346, della legge n.296 del 2006;
  • i sistemi termodinamici a concentrazione solare utilizzati per la produzione combinata di energia elettrica e termica possono essere considerati secondo l’articolo 1, comma 346, della legge n.296 del 2006 per i soli usi termici.
In merito alla certificazione di qualità di questo sistema termodinamico (necessaria per poter fare richiesta delle detrazioni fiscali) in linea di principio si può applicare la normativa europea vigente per i collettori solari (EN 12975) e la stessa può essere considerata anche nel caso di sistemi con produzione combinata di energia elettrica e termica (limitatamente alla produzione di energia termica), in quanto non esiste al momento una normativa specifica per la qualificazione dei sistemi termodinamici a concentrazione.
Nei casi in cui la suddetta normativa europea non possa essere applicata, invece della certificazione di qualità può essere utilizzata una relazione sulle prestazioni del sistema approvata dall’ENEA.
Quindi i sistemi termodinamici a concentrazione solare per la produzione di sola acqua calda o per la produzione combinata di acqua calda ed energia elettrica rispondono pienamente agli indirizzi e agli obiettivi della Direttiva 2009/28/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.
Per quanto riguarda la quota di spesa che è possibile detrarre, essa dovrà essere individuata in base al rapporto tra l’energia termica prodotta e quella complessivamente sviluppata dall’impianto.
Con questa risoluzione si apre la possibilità di poter godere della detrazione del 55% anche con altre soluzioni impiantistiche e in questo contesto risulta estremamente importante il ruolo dell’ENEA e ancora più importante dovrebbe essere il concetto di agevolare qualsiasi forma di riduzione dei consumi di energia per usi sanitari o di riscaldamento attraverso le fonti rinnovabili, in modo da non agevolare troppo un settore in particolare, ma promuovere tutto il comparto tecnologico.




Detrazione fiscale del 55%
Secondo quanto disposto dall’articolo 1 della legge n.296 del 2006 è possibile beneficiare della detrazione del 55% per i seguenti interventi realizzati su edifici esistenti:
  1. riqualificazione energetica dell’intero edificio, entro il limite massimo di detrazione di 100.000€;
  2. realizzazione di strutture opache orizzontali, strutture opache verticali e finestre comprensive di infissi, entro il limite massimo di detrazione di 60.000€;
  3. installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda per usi domestici o industriali e per la copertura del fabbisogno di acqua calda in piscine, strutture sportive, case di ricovero e di cura, istituti scolastici e università, entro il limite massimo di detrazione di 60.000€;
  4. sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione e contestuale messa a punto del sistema di distribuzione, entro il limite massimo di detrazione di 30.000€.
L’articolo 1, comma 48, della legge n.220 del 2010 proroga la detrazione delle spese sostenute entro il 31 dicembre 2011 e stabilisce anche che la spesa debba essere ripartita in dieci quote costanti di pari importo (negli anni precedenti le quote erano cinque).

lunedì 7 febbraio 2011

Le rinnovabili: tra dubbi e concetti da chiarire

La cattiva informazione può provocare molti danni ad un settore in crescita

di Pasquale Locoro

Quotidianamente capita di leggere o sentire veramente di tutto sui mezzi di comunicazione. Tristi esempi possono essere quelli di chi scrive confondendo il concetto di potenza di un impianto (definita come il lavoro compiuto nell’unità di tempo) con quello di energia (definita invece come la capacità di un corpo o di un sistema di compiere lavoro).
Se la stampa e i media sono il principale mezzo di conoscenza dell’uomo di oggi, il più delle volte quello che viene riportato è frutto di una cattiva informazione e causa sterili polemiche e pregiudizi in chi legge.
Mi sembra opportuno chiarire alcuni punti riguardanti l’energia eolica e il fotovoltaico, cioè argomenti quali gli incentivi all’eolico, la ventosità in Italia, le quote di produzione, ecc.

Incentivi all’eolico
Gli incentivi riconosciuti all’eolico negli ultimi tre anni sono scesi di oltre il 40% e questo decremento ha provocato alcuni problemi (contrariamente a chi sostiene che gli incentivi sono aumentati).
Il meccanismo dei Certificati Verdi in Italia ha una durata di 15 anni, durata che è inferiore all’analogo meccanismo presente in altri stati europei (che prevede un periodo di 20 anni).
I costi legati al sistema dei Certificati Verdi non ricadono direttamente sulle bollette elettriche (cosa che invece avviene per il Conto Energia del fotovoltaico), ma ricadono sui produttori soggetti all’obbligo di acquisto di detti certificati.

Ventosità in Italia
La ventosità media nel nostro Paese è ben superiore alle 1.466 ore equivalenti l'anno.
È da chiarire che il valore di questo parametro (il Capacity Factor) può indurre a grossi errori: innanzitutto dipende da molti fattori quali ad esempio l'installazione di nuovi impianti nel corso dell'anno, le condizioni anemometriche, i problemi tecnici come le manutenzioni e le fermate dell'impianto e la mancata produzione per problemi di rete.

Come si può vedere dall’immagine sotto (estratta dall’Atlante Eolico Interattivo) in Italia le zone favorevoli sono situate al Centro-Sud e sulle Isole, quindi queste zone non vengono scelte solo per motivi politici (giunte comunali o province più favorevoli di altre).


Produzione
La produzione elettrica che deriva dall’energia eolica ha raggiunto nel 2009 la quota di 6,5 miliardi di kWh. Tra il 2004 e il 2009 l’apporto della fonte eolica alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è cresciuto secondo un tasso annuo pari al 29% (Eolico:rapporto statistico 2009).

Obblighi comunitari e tariffe
L'Italia ha l'obbligo entro il 2020 di produrre il 17% di energia elettrica da fonti rinnovabili e la fonte eolica può contribuire con una percentuale molto alta.

Cosa succederà se l’impegno non verrà raggiunto?
Se l'impegno assunto non verrà raggiunto noi cittadini ci troveremo a pagare, secondo una prima stima (basata sui futuri valori di mercato della CO2), circa 4,8 miliardi di euro (dei quali rispettivamente 3,1 mld€ per la mancata riduzione delle emissioni e 1,7mld€ per il mancato raggiungimento degli obiettivi sulle rinnovabili). In aggiunta a questo il Governo dovrà comunque provvedere a coprire la quota del 17% di energia da fonti rinnovabili, oltre rimetterci la reputazione.

Il costo al kWh nel nostro bel Paese è ancora molto alto, se raffrontato con quello degli altri paesi europei ed è attorno ai 15c€ (sempre molto superiore al prezzo che viene riconosciuto oggi per i primi 15 anni agli impianti di produzione da fonte eolica).

Impatto locale
Le royalties riconosciute ai comuni nelle Linee Guida Nazionali sono state rese uniformi su tutto il territorio nazionale e non c’è nessun meccanismo nascosto.
Nessuna attività relativa all’installazione di impianti eolici (o da energie rinnovabili in genere) risulta definitiva e vige dal 2003 l’obbligo di ripristino totale dello stato dei luoghi come condizione preliminare per il rilascio dell’autorizzazione all’installazione degli impianti.
I comitati locali per impedire la realizzazione di nuove “wind farm” esistono, alcuni capaci di argomentare in modo reale le proprie ragioni, altri invece sorti solo perché manovrati da chi in quelle zone ha altri interessi. Tutto questo perché è molto più facile “spaventare” (piuttosto che argomentare e istruire), in modo da mantenere il controllo su tutto quello che avviene sul territorio.
Il concetto di edilizia selvaggia non deve penalizzare questo settore, quello che deve essere fatto è evitare scappatoie burocratiche e sorvegliare il territorio.

Fotovoltaico e incentivi
Il meccanismo degli incentivi legati al Conto Energia ha intrinsecamente un baco e questo ha comportato, quando non erano presenti regolamentazioni regionali precise, la realizzazione di enormi distese di pannelli “selvaggi” a deturpamento del territorio e dell’economia nazionale.
Questo sarebbe da contestare, non il concetto di impianto fotovoltaico.
Nel nostro bel Paese si sa che “fatta la legge, trovata la scappatoia”, ma anche per questa tecnologia non bisogna demonizzare l’intero settore, ma prendersela con chi ne abusa.


In ultima analisi bisogna considerare che alla luce dei problemi legati ai cambiamenti climatici, degli impegni presi con la Comunità europea, per quanto riguarda la diversificazione delle fonti energetiche, le fonti rinnovabili e la cosiddetta “green economy” comportano un costo maggiore rispetto alle fonti convenzionali.
Questo extra costo iniziale non deve essere usato per bocciare tutto quello di buono che può essere fatto, ma sarà la chiave che ci permetterà di entrare in un “mondo nuovo” .
Così potranno svilupparsi nuove aziende e si creerà anche nuova occupazione (in parte questo sta già avvenendo).
Grazie al meccanismo delle economie di scala il costo di queste tecnologie è comunque destinato a calare ulteriormente (è questo il vero fine delle misure di incentivazione).
La sfida delle rinnovabili è una sfida a 360° e purtroppo ad oggi non esiste ancora una coscienza autonoma (a livello personale) su tali fonti di energia e ancora molto spesso quella che sembra paura si rivela essere soltanto “ignoranza”. È così che finiamo per prendere per buono tutto quello che ci viene presentato dai media.
Per una visione d'insieme sulla "polemica del momento" si rimanda al seguente articolo.

Vi invito anche a leggere l'appello rivolto a ZeroEmission alle alle imprese e alle associazioni delle rinnovabili dall’ex ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, oggi presidente della Fondazione UniVerde.


Capacity factor
Il Capacity factor (detto anche "Fattore di utilizzo") è un indicatore che individua il rapporto tra l'energia prodotta in un intervallo di tempo e quella che si sarebbe potuta produrre se l'impianto avesse funzionato, nello stesso intervallo di tempo, alla potenza nominale. In parole semplici il fattore di utilizzo ci indica l'efficienza reale di un impianto andando ad inviduare (su base annuale) le ore equivalenti di funzionamento alla potenza nominale.

lunedì 24 gennaio 2011

I RECS: storia e prospettive di crescita

I certificati RECS attestano l’utilizzo di fonti rinnovabili per produrre energia elettrica

di Pasquale Locoro

I RECS (Renewable Energy Certificate System) sono dei titoli, pari ciascuno a 1 MWh, che attestano l’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica. Rappresentano un beneficio per il produttore di energia da tali fonti perché possono essere scambiati, in ambito nazionale e internazionale, in modo disgiunto dall’energia che certificano.
Chi utilizza il certificato (il cosiddetto “Utente finale”) mediante il suo acquisto e successivo annullamento (ritiro del certificato dal mercato), anche separatamente dall’erogazione fisica dell’elettricità, testimonia il suo impegno a favore dell’ambiente rendendosi disponibile a pagare un piccolo extra rispetto al prezzo dell’elettricità prodotta dalle fonti convenzionali.
L’idea dei RECS nasce nel 2000 da un progetto volontario e sotto il finanziamento dell’Unione Europea.
Questo progetto aveva lo scopo di favorire lo sviluppo di un protocollo di certificazione comune per poter attuare, a livello internazionale, lo scambio di “Green Certificates” alimentato da una domanda di maggiore sostenibilità ambientale da parte dei consumatori di energia elettrica.
Ad oggi questo sistema coinvolge circa 200 membri tra produttori, traders e società di certificazione del settore elettrico ed è presente in 18 paesi europei.
Il nostro Paese è tra i fondatori di questa certificazione e dal 2000 ad oggi si è registrato un coinvolgimento sempre maggiore degli operatori di mercato. Nell’anno appena trascorso hanno partecipato al sistema dei RECS ben 46 società, tra le quali A2A, AB ENERGIE, AGSM ENERGIA e altre ancora. Tutte queste società hanno sottoscritto con il GSE un accordo per andare a disciplinare le attività di verifica degli impianti di produzione da fonti rinnovabili e di emissione, trasferimento ed annullamento dei certificati RECS rispettando la regolamentazione internazionale.
In Italia è infatti il GSE l’organismo preposto al rilascio di questa certificazione (viene detto che opera in qualità di Issuing Body) e partecipa all’associazione internazionale AIB (Association of Issuing Bodies) insieme agli operatori del servizio di trasmissione, all’Autorità di regolazione e a società specializzate in campo ambientale.
Questi certificati potrebbero essere confusi con i Certificati Verdi italiani, ma esistono alcune differenze:
  • la partecipazione alla certificazione RECS è volontaria e la possibile remunerazione della vendita del certificato è solamente collegata a principi di Green pricing e di sensibilità ambientale delle aziende (un esempio di azienda con il “cuore verde” è Artenergy Publishing);
  • ogni certificato fa riferimento alla produzione annua di 1MWh e vengono così considerate anche le applicazioni di piccola taglia (che non rientrano solitamente nel meccanismo dei Certificati Verdi);
  • si prevede nel prossimo futuro di allargare ulteriormente la rosa dei Paesi coinvolti in questa iniziativa.
Così come il mercato dei prodotti provenienti da agricoltura biologica cresce e si rafforza sempre di più, anche le aziende che dimostrano di avere una "coscienza verde" (ossia società impegnate in iniziative ambientali, produttrici di energia verde o che acquistano certificati RECS) dovrebbero essere privilegiate dai consumatori rispetto a tutte le altre che invece perseguono politiche ambientali differenti.

mercoledì 12 gennaio 2011

Le rinnovabili e l’Obiettivo Convergenza

di Pasquale Locoro

Il “Programma Operativo Interregionale” e i “Progetti Esemplari”


Con l’avviso pubblico per il finanziamento di “Progetti esemplari di produzione di energia da fonti rinnovabili su edifici pubblici” si vogliono promuovere e sperimentare delle forme avanzate di interventi aventi come scopo l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili finanziandole attraverso le risorse del Programma Operativo Interregionale.
Questo programma rientra nel più ampio “Obiettivo convergenza” (che è un obiettivo di programmazione comunitaria per il 2007-2013) che va a sostituire l’Obiettivo 1.

In particolare, l'obiettivo convergenza si pone le seguenti priorità:

  • condizioni più propizie alla crescita e all’occupazione, favorendo investimenti nelle persone e nelle risorse fisiche;
  • innovazione e sviluppo della società della conoscenza;
  • adattabilità ai cambiamenti economici e sociali;
  • tutela dell’ambiente;
  • efficienza amministrativa.
L’obiettivo convergenza riguarda:
  • le regioni con un prodotto interno lordo pro-capite calcolato in base ai dati relativi all’ultimo triennio precedente all’adozione del regolamento sui Fondi Strutturati, inferiore al 75% della media dell’Unione Europea a 25 Stati e per queste regioni è previsto un sostegno economico transitorio (il phasing out);
  • gli stati con un reddito nazionale lordo per abitante inferiore al 90% della media comunitaria;
  • le regioni ultra periferiche, con un programma specifico.
In Italia le regioni coinvolte sono la Campania, la Calabria, la Puglia e la Sicilia e le risorse finanziarie disponibili ammontano a 20.000.000 €.
Entrando nel dettaglio dei “Progetti Esemplari” i soggetti beneficiari di questi fondi sono i Ministeri, le Università, le Regioni, le Province, i Comuni e le Comunità montane.
Non rientrano tra i beneficiari i Consorzi, le unioni e le associazioni tra gli enti/soggetti giuridici, le aziende sanitarie locali, le società costituite in tutto o in parte dagli enti/soggetti giuridici o il cui capitale sia sottoscritto in tutto o in parte dagli stessi enti/soggetti giuridici e tutti gli altri entri pubblici non espressamente indicati.

Le tipologie di impianti finanziabili comprendono:
  • gli impianti di cogenerazione e di trigenerazione ad alto rendimento alimentati da fonti rinnovabili;
  • gli impianti solari termici (anche con sistema “solar cooling”);
  • le pompe di calore geotermiche a bassa entalpia;
  • gli impianti eolici operanti in regime di scambio sul posto.
Le spese considerate ammissibili riguardano le spese tecniche, la fornitura dei beni, dei materiali e dei componenti necessari, l’installazione e la posa in opera degli impianti, le eventuali opere edili strettamente necessarie alla realizzazione dell’intervento, i sistemi di acquisizione dati e di analisi delle prestazioni per il monitoraggio, le spese relative alla pubblicità dei bandi e degli avvisi, quali somme a disposizione della stazione appaltante, nel limite massimo del 2% dell’importo complessivo dei lavori.
Le spese escluse sono quelle relative al servizio di sorveglianza dell’impianto.
In base alle spese ammissibili precedentemente elencate vengono concessi contributi pari al 100% dell’intera spesa ammissibile considerando come costo complessivo ammesso per singola iniziativa il range 300.000 – 1.000.000 €.

Inoltre è bene sapere che i contributi previsti non sono cumulabili con nessuna altra forma di contributo o di incentivo in conto esercizio, né con alcuna forma di agevolazione fiscale.

Le richieste di concessione dei contributi dovranno essere fatte pervenire a partire dal primo aprile 2011 e fino al 20 aprile 2011 al Ministero dello Sviluppo Economico seguendo le indicazioni presenti nel Bando. Successivamente le varie richieste verranno analizzate da un’apposita commissione e verrà redatta una graduatoria che sarà pubblicata successivamente sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
Le premesse ci sono dunque per poter trasformare la sfida delle rinnovabili in una occasione di sviluppo socio-economico. Si spera che non resti tutto solo un sogno o qualcosa solamente scritto, anche perché in questo tipo di iniziative è presente l’attenta vigilanza dell’Unione europea, oltre alla Nostra reputazione in ambito comunitario.
Resta da sottolineare infine che oltre a queste buone iniziative resta ancora molto lavoro da fare sul fronte della comunicazione e dell’informazione, al fine di poter riuscire finalmente a sviluppare un circolo virtuoso, con tutte le comunità locali a partecipare in maniera attiva e coesa.



L'Obiettivo 1
L’obiettivo 1 era un obiettivo della programmazione 2000-2006 riguardante la politica regionale europea in favore delle regioni in ritardo di sviluppo ed era finanziato dai quattro Fondi Strutturati (Fse, Fesr, Feaog, Sfop).
L’obiettivo 1 interveniva:
  • nelle regioni il cui Pil pro capite è inferiore al 75% della media comunitaria;
  • nelle regioni ultraperiferiche (dipartimenti francesi d’oltremare, Azzorre, Madeira e Canarie);
  • nelle regioni poco popolate della Finlandia e della Svezia.
In Italia l’obiettivo 1 agiva sotto il controllo del Ministero dell’Economia e interessava le regioni del Sud: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia e il Molise in regime di sostegno transitorio (phasing out).
Il documento di programmazione generale dell’obiettivo 1 era il Quadro comunitario di sostegno (Qcs), attuato tramite Programmi operativi a titolarità regionale e di alcune amministrazioni centrali.
Per quel che riguarda la programmazione Fse nell’obiettivo 1, i relativi interventi si sono concentrati prevalentemente sull’Asse III – Risorse umane. Nell’ambito dell’assistenza tecnica rientra una rilevante azione del Ministero del Lavoro tesa a promuovere lo sviluppo omogeneo su tutto il territorio nazionale degli interventi finanziati dal FSE.
Nella programmazione 2007-2013 quanto previsto dall’obiettivo 1 è stato inserito nell’Obiettivo Convergenza, finanziato da Fesr, Fse e Fondo di coesione.